Val Sissone - Fotografia naturalistica

Fotografia naturalistica
Title
Vai ai contenuti
Val Sissone

La Val Sissone, dominata da un grandioso anfiteatro di vette, si apre a sud ovest della conca di Chiareggio. Il fondovalle è ingombro di innumerevoli massi morenici con litoclasi e vene mineralizzate. Essendo zona di contatto tra le serpentiniti della val Malenco con le propaggini orientali del magma granitico Masino-Bregaglia, la val Sissone presenta notevoli varietà di tipi litologici.
Inclusi nei massi dei differenziati filoniani acidi (pegmatiti ed apliti) si possono rinvenire comunemente il granato spessartina-almandino di colore rosso cupo, in cristalli isolati o riuniti a sciami, talora traslucidi e vivamente lucenti fino a 2 cm di diametro, il berillo in prismi allungati di colore variabile dal celeste chiaro all’azzurro oltremare, a viva lucentezza vitrea e la titanite in cunei giallo o bruni con lucentezza da resinosa ad adamantina.
Più raramente si rinviene lo zircone in cristallini prismatici e bipiramidati di colore grigio, bruniccio o verdastro, la schorlite in prismi neri allungati, l’allanite in eccezionali cristalli tabulari neri a lucentezza submetallica fino ad 5 cm e la molibdenite in lamine a contorno esagonale, spesso arricciate, untuose al tatto, a lucentezza metallo-plumbea, fino a15 mm di diametro.
Nei detriti ai piedi dello sperone sud est della cima di Vazzeda si trovano numerosi blocchi di calcefiri nelle cui vene di calcite spatica si annidano non rari, e talora splendidi ottaedri di spinello. Di colore verde azzurrastro, con passaggi di tinta verso il verdino chiaro o il verde cupo, presentano viva lucentezza vitrea e zone di trasparenza. I più grandi, che possono raggiungere 15 mm, tendono ad assumere un abito tabulare per il preponderante sviluppo di due facce opposte di ottaedro.
Per niente comuni, ma molto attraenti per colore e lucentezza,  sono gli spinelli viola e cilestrini, piuttosto diffusi al contrario, anche se spesso di qualità scadente, i cristalli neri.
I calcefiri a grossularia, vesuvianite  e diopside sono abbastanza diffusi, soprattutto nel fondovalle; presentano fessure colme di calcite, quarzo o wollastonite, raramente apofillite.
La grossularia, in cristalli spesso lucentissimi fino a 15 mm, si presenta con una notevole varietà di tinte sui toni singolarmente chiari: da incolore a verde pallido, da arancio, a marsala, a rosso sangue mentre la vesuvianite si rinviene in cristalli generalmente color verde mela o verde pisello in abito da bipiramidale ottuso a  prismatico.
I calcefiri a diopside sono rocce grigio verdastre con fessure colme di calcite spatica.
Il diopside si presenta in cristalli di vario tipo. Di grandi dimensioni sono i prismi verde salvia che venivano erroneamente denominati “uralite”. L’uralite della Valmalenco è in realtà un diopside ferrifero con tracce di alluminio, manganese e sodio. La paragenesi comprende epidoto-clinozoisite e cubi di pirite.
I calcefiri ad epidoto, di colore verde scuro o giallo bruno, spesso con zonature di colore, sono formati quasi esclusivamente da minerali del gruppo dell’epidoto. Presentano fessure riempite da quarzo, calcite o apofillite. L’epidoto forma prismi verde bottiglia o verde marcio, allungati, fino ad oltre 10 cm, spesso geminati ed in genere piuttosto opachi.
Nei calcefiri a pirosseno da segnalare la clintonite varietà “brandisite” in nitide lamine di colore verde, riunite in pacchetti a simmetria pseudoesagonale, fino a 20 mm di diametro, il diopside in prismi di colore verde chiaro anche trasparenti.
Piuttosto di frequenti, nei calcefiri, si rinvengono minerali di alterazione quali le zeoliti. La cabasite si rinviene in cristalli pseudocubici di alcuni millimetri, incolori o lattei, molto brillanti se freschi, associata ad apofillite, scolecite e prehnite, la laumontite  in prismi bianchi a viva lucentezza vitrea, perlacea sulla sfaldatura, talora molto ben definiti, la natrolite in ciuffi di aghetti bianchi, o aggregati globulari a struttura fibroso raggiata, molto freschi e brillanti, la prhenite in cristalli incolori , verdini o giallini riuniti a ventaglio o in covoni e la stilbite in aggregati di cristalli bianchi spesso riuniti in modo da tappezzare fittamente la roccia.
Nelle rocce granitiche, in prevalenza quarzodioriti, si rinvengono l’epidoto in prismi verde bottiglia, immersi nel quarzo o nella calcite spatica insieme a biotite in lamine scure, feldspato, cunei di titanite e solfuri di ferro.
Nelle granatiti che si incontrano nel versante nord, sotto le Cime di Vazzeda e Cima di Rosso, la grossularia si rinviene in cristalli a volte molto nitidi e con zone di trasparenza, di colore rosso arancio o rosso ciliegia, fino ad 1 cm annidati nella calcite spatica o nel quarzo di riempimento associati ad epidoto in prismi appiattiti, diopside e clinozoisite.
Infine, nelle vene di quarzo situate nel versante sud, sotto il ghiacciaio del monte Disgrazia, si rinvengono la titanite in cristallini vivamente lucenti e ricche di facce, di colore rosso aranciato o giallo marsala, semitrasparenti, in piccole geodi tappezzate da quartetti limpidi con anatasio tabulare e rutilo in aciculi rossi anche inclusi nel quarzo.
I minerali sopra descritti sono quelli più comunemente rinvenibili in val Sissone. Sono tuttavia presenti, come rarità, innumerevoli altre specie quali galena e blenda in granuli, “apatite”, lizardite in prismi esagonali gialli, wollastonite, e minerali secondari di rame. c
edoardo mottarella 2012 - copyright
Torna ai contenuti