Monte Motta sud - Fotografia naturalistica

Fotografia naturalistica
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Monte Motta sud

Il monte Motta è un crestone roccioso che si incunea tra la valle del Mallero e il tratto terminale della valle Lanterna. In corrispondenza del versante meridionale gli agenti di degradazione meteorica hanno eroso la copertura di rocce verdi, mettendo a nudo le sottostanti rocce di contatto, particolarmente ricche di minerali ben cristallizzati.
 
Numerosi sono i tipi litologici affioranti, tanto da formare un vero e proprio mosaico geologico. E’ quindi opportuno far riferimento alle sole località le cui rocce racchiudono i minerali di maggior interesse collezionistico.
 
 
1 – MOIZI
 
 
Nel valloncello a nord di Moizi, a quota 1200 m circa, le fessure del serpentino sono ricoperte da aragonite in cristalli aciculari bianchi, a viva lucentezza vitrea, fino a qualche centimetro di lunghezza riuniti in eleganti aggregati.
 
 
2 – CAVA MAURI
 
 
Nelle discariche della cava, al primo tornante della strada Lanzada-Campo Franscia, sono disseminati blocchi di rodingiti provenienti da filoni in sito. Dalle fessure provengono splendidi cristalli di vesuvianite di abito prismatico tozzi od allungati fino ad aciculari, lucenti, sui toni del verde e del rosso bruno, talora policromi, associati in gruppi assai eleganti. Accompagnano la vesuvianite un granato da giallo, a bruno, a nero, diopside  in cristalli incolori o verde chiaro e clinocloro in lamine a contorno nettamente esagonale.
 
 
3 – CAVA FABI
 
 
A poche centinaia di metri ad est del terzo tornante della strada per Campo Franscia si trova l’imbocco della cava. Nelle discariche sottostanti compaiono frammenti di idrotermaliti nelle cui geodine si annidano cristalli in genere piuttosto piccoli, ma splendidi per perfezione e brillantezza.
 
Sono presenti tutte e tre le  modificazioni del biossido di titanio. L’anatasio si presenta in cristalli tabulari, bipiramidali o prismatici, a viva lucentezza adamantina ed estremamente nitidi, di colore variabile dal giallo bruno, al rosso aranciato, all’azzurro zaffiro fino al nero che in casi rarissimi possono raggiungere il centimetro.
 
Il rutilo si rinviene in aghetti lucentissimi, spesso nella varietà “sagenite”, di colore rosso scuro, arancio o grigio acciaio, disposti a graticcio o a feltro.
 
Più rara la brookite in cristallini tabulari di colore rosso aranciato, vivamente lucenti.
 
Presenti pure la millerite in aghi color giallo ottone  fino ad 1 cm di lunghezza, spesso piegati o ricurvi, l’ilmenite in nitidi cristalli ricchi di facce, lucenti, a volte polisintetici, di pochi millimetri di diametro,l’apatite – (CaCh) in cristalli appiattiti, ricchi di facce, incolori o bianchi.
 
Tra i minerali accessori particolare interesse rivestono la redledgeite in prismetti da grigio acciaio a neri, lucenti, fragili e facilmente sfaldabili, lunghi fino a 3 mm e la lindsleyite in aggregati che ricordano certe seligmanniti di Lengenbach o in splendidi anche se piccolissimi romboedri aguzzi.
 
La paragenesi si completa con dolomite, calcopirite, brucite, calcite, magnetite, quarzo, tremolite, galena, pirrotite, rame nativo, cuprite, muscovite, clorite, talco.
 
 
 
4 – PONTE
 
 
Nella prima valletta ad est del bivio per Ponte sono presenti massi di dolomie con fessure a quarzo, dolomite e calcite. Particolarmente interessanti è il ritrovamento di magnesite in cristalli fino a 2 cm prismatici pseudoesagonali da incolori a giallo oro, ad arancio, particolarmente lucenti. Essi sono associati a quarzo, albite, dolomite lenticolare, adularia e “apatite” in cristalli tabulari incolori o bianchi.
 
 
5 - DOSSO DEI CRISTALLI
 
 
Nel celebre Dosso dei Cristalli, situato a monte della carrozzabile per Campo Franscia, dopo l’ultimo tornante, si rinvengono splendidi quarzi in cristalli ialini, perfettamente limpidi, eccezionalmente lunghi fino a 30 cm. L’abito più caratteristico è quello del Delfinato con una delle facce del romboedro di terminazione più sviluppata delle altre. Non mancano cristalli biterminati, geminati del Giappone ed altri con ben definiti “fantasmi” interni.
 
Spesso i cristalli di quarzo sono ricoperti da prismi tabulari pseudoesagonali di magnesite giallo bruno, talora iridescente e con riflessi interni color ottone, associata con ciuffi di aragonite e, come estrema rarità, con aghetti di rutilo.
 
Adiacente al dosso dei cristalli, a quota 1400  m circa, è situato l’imbocco della miniera di talco “La Bagnada”. Nei talcoscisti della discarica sottostante compaiono cubi di pirite lucenti con lati fino a 15 mm.  
 
edoardo mottarella 2012 - copyright
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